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Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), XI, 1
 
originale
 
1. Circa primam ferme noctis vigiliam experrectus pavore subito, video praemicantis lunae candore nimio completum orbem commodum marinis emergentem fluctibus; nanctusque opacae noctis silentiosa secreta, certus etiam summatem deam praecipua maiestate pollere resque prorsus humanas ipsius regi providentia, nec tantum pecuina et ferina, verum inanima etiam divino eius luminis numinisque nutu vegetari, ipsa etiam corpora terra caelo marique nunc incrementis consequenter augeri, nunc detrimentis obsequenter imminui, fato scilicet iam meis tot tantisque cladibus satiato et spem salutis, licet tardam, subministrante, augustum specimen deae praesentis statui deprecari; confestimque discussa pigra quiete alacer exsurgo meque protinus purificandi studio marino lavacro trado septiesque summerso fluctibus capite, quod eum numerum praecipue religionibus aptissimum divinus ille Pythagoras prodidit, [laetus et alacer] deam praepotentem lacrimoso vultu sic adprecabar:
 
traduzione
 
Dovevano essere le prime ore della notte quando, per un'improvvisa sensazione di paura, io mi svegliai. La luna piena, scintillante in tutto il suo fulgore, sorgeva allora allora dal mare. Io ero come immerso nel misterioso silenzio della notte profonda e sentivo lo strano fascino dell'eccelsa dea che esercita il suo potere sovrano su tutti gli esseri viventi e non soltanto su questi, animali domestici o belve feroci che siano, ma anche sulle cose inanimate, che sentono l'influsso della sua potenza e della sua luce, sui corpi celesti o su quelli della terra e del mare, che crescono quando essa cresce, che si ritraggono quando essa cala. Sentivo che il destino, soddisfatto ormai delle mie tante e cos? grandi sventure, mi offriva, bench? tardi, una speranza di salvezza e perci? decisi di pregare l'augusta immagine della dea che m'era davanti. Senza pi? indugiare mi riscossi dal torpore del sonno, balzai in piedi tutto lieto e arzillo e mi tuffai in mare per purificarmi. Sette volte immersi il capo nell'acqua, in quanto questo numero, secondo il divino Pitagora, pi? d'ogni altro fa parte del rituale nelle cerimonie religiose, e col volto rigato di lacrime, cos? pregai l'onnipotente divinit
 

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